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L'imperatore Costantino ha avuto una notevolissima importanza nello sviluppo e nella diffusione del Cristianesimo, che, proprio grazie a lui, diventa religione di stato, con la conseguenza che i riti religiosi pagani iniziano ad essere discriminati. L'autore evidenzia che si giunse al 'paganesimo' perché la religiosità greco-romana si ridusse al pagus, al villaggio, ai contadini, mentre il Cristianesimo si diffuse nell'Urbe e tra la classe classi colte ed abbienti. Oggigiorno, si assiste, invece, ad una sorta di nemesi storica con la Chiesa che è relegata nei sobborghi e nelle classi popolari. Costantino è una figura centrale nella storia del Cristianesimo, perché risulta essere il punto di snodo tra il mondo greco-romano, che stava per tramontare, ed il nuovo mondo, che sempre più avrebbe assunto una visione cristiana sino ad essere completamente cristianizzato nel Medioevo. Per l'Autore, infatti, vi è completa continuità storico-culturale tra i due mondi, evidenziando che se l'Impero romano molto deve al Cristianesimo, è altrettanto vero che il Cristianesimo molto deve a Roma: il suo definitivo divenire come religione d'ordine e l'importanza mondiali.